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Anoressia

| Francesco Borgia | Blog

L’anoressia nervosa, più comunemente nota come “anoressia”, è un disturbo alimentare che porta l’individuo ad un’estrema perdita di peso e ad una visione distorta del proprio corpo e della propria situazione fisica.

Secondo il DSM5 i criteri per diagnosticare l’anoressia nervosa sono: 

  1. Restrizione dell’apporto energetico richiesto dal corpo che comporta una significativa diminuzione del peso rispetto all’età, il sesso, la traiettoria di sviluppo e salute fisica. Con significativa diminuzione si intende un peso inferiore a quello normale o, per bambini ed adolescenti, inferiore a quello atteso.
  2. Forte paura di aumentare di peso e diventare grassi, comportamenti persistenti che interferiscono con l’aumento ponderale anche in una situazione di sottopeso estremo.
  3. Visione distorta del proprio corpo e incapacità di riconoscere la serietà della propria condizione.

Dal punto di vista clinico l’anoressia nervosa è classificata in due sottotipi:

  • Tipo restrittivo: negli ultimi 3 mesi la persona non ha messo in atto abbuffate e condotte compensatorie (vomito auto-indotto, lassativi, diuretici). In questa tipologia il crollo ponderale è ottenuto mediante dieta, digiuno o esercizio estremo.
  • Tipo compensatorio: negli ultimi 3 mesi la persona ha avuto ricorrenti episodi di abbuffate e condotte compensatorie (vomito auto-indotto, lassativi, diuretici). Questo tipo di anoressia si differenzia dalla bulimia perché le persone bulimiche tendono a mantenere un peso costante mentre l’anoressia prevede per definizione un drastico calo ponderale.

Il peso “normale” di una persona adulta è calcolato secondo il body mass index (BMI), che si ottiene dividendo il peso per il quadrato dell’altezza (es: una persona che pesa 85 kg ed è alta 1.85mt ha un BMI = 85/1.85x1.85 = 24,85). Si parla di anoressia con BMI <16.

Secondo l’approccio sistemico la persona sintomatica è il “paziente designato” del suo sistema relazionale. Il sintomo che porta quindi non è un suo sintomo o un suo problema ma è un elemento funzionale al suo sistema relazionale e che in qualche modo serve al sistema per mantenere un equilibrio. Il problema è che questo equilibrio può costare carissimo al paziente designato.

Anche l’anoressia quindi, viene trattata come un problema sistemico e non individuale del paziente designato, sarebbe inutile infatti lavorare sul sintomo e sul singolo paziente senza coinvolgere e modificare quelle dinamiche relazionali più ampie che, in ultima analisi, causano la malattia.

 L’intervento d’elezione per i disturbi alimentari è la terapia familiare. Coinvolgere in terapia la cerchia di relazioni più strette del paziente designato serve ad allargare il campo di osservazione delle dinamiche da parte del terapeuta e a realizzare un intervento sul sistema e non individuale. Alcuni elementi fondamentali che vengono analizzati in una terapia familiare sono: i confini familiari, le alleanze, le relazioni trigenerazionali, i valori fondamentali intorno ai quali la famiglia si costruisce e definisce. Tutti questi pezzi contribuiscono a creare il sistema del paziente; con questi elementi il terapeuta aiuterà la famiglia a rileggere e dare nuovi significati a comportamenti, dinamiche e modalità relazionali tipiche che in qualche modo hanno portato allo sviluppo del sintomo. L’eliminazione delle condizioni di esistenza del sintomo

 L’anoressia è la prima causa di morte per malattia mentale nel mondo, il tasso di mortalità varia tra il 2 e il 10% con una media del 5% circa. Le cause di morte sono generalmente legate agli effetti della restrizione alimentare e al suicidio, il rischio suicidio è infatti particolarmente alto, con un tasso di circa 12 casi su 100.000 all’anno. L’anoressia è una malattia legata al benessere, nei paesi in via di sviluppo è praticamente inesistente, inoltre è una malattia tipicamente femminile con un tasso di circa 9 donne ogni 10 casi. L’anoressia comporta inevitabilmente il presentarsi di numerosi sintomi fisiologici riconducibili al digiuno, il più comune nelle donne è l’amenorrea dovuto al drastico calo di peso, altri sono la costipazione, dolori addominali, intolleranza al freddo e soprattutto l’emaciazione. Dal punto di vista del funzionamento della persona l’anoressia può portare a dei cambiamenti, alcuni pazienti restano attivi socialmente e sul lavoro, altri sviluppano un significativo isolamento con il conseguente tracollo dei risultati scolastici e di carriera.

 

Bibliografia

Beidel, C.D., Bulik, C.M., Stanley, M.A. (2013). Abnormal Psychology. New York, USA. Pearson Education.

American Psychiatric Association. (2013). Diagnostic and statistical manual of mental disorders (5th ed.). Washington, DC. APA Books.

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