Atypical - La serie Netflix sull'autismo
“La normalità è sopravvalutata”. Questa è la tagline della locandina di Atypical, una serie televisiva prodotta da Netflix, la cui terza stagione è uscita alla fine del 2019.
La serie ruota intorno alle vicende della famiglia Gardner, composta dal padre Doug, la madre Elsa, il figlio maggiore Sam e la seconda figlia Casey. Sam è affetto da un disturbo dello spettro autistico che seppur non troppo invalidante, è “ad alto funzionamento”, rende incredibilmente faticoso e complicato qualunque rapporto sociale al di fuori della sua famiglia.
Sam ha 18 anni, un’età delicata di per sè, nella quale si navigano le tortuose acque che portano dall’infanzia all’età adulta. Affrontare questa navigazione con la sua condizione impone una serie di difficoltà e fatiche aggiuntive che sono ben raccontate nella storia. Il desiderio di avere una fidanzata, le prime esperienze sentimentali, il rapporto con i pari, il rapporto con i genitori, tutte questioni normali e complicate per qualsiasi adolescente, ma diventano montagne quasi insuperabili per chi soffre di un disturbo come quello di Sam.
Uno degli aspetti più interessanti della serie è la curata ed approfondita analisi dell’impatto di una simile condizione sui membri della sua famiglia. Ed ecco che abbiamo il padre Doug, che da sempre fatica ad accettare e riconoscere l’autismo del figlio, a tratti se ne vergogna e sembra non avere gli strumenti per poter gestire la situazione. C’è la madre Elsa, vittima del suo ruolo di caregiver principale di Sam: oltre ad aver messo da parte il ruolo del padre, con la crescita di Sam, si scopre iper-protettiva, si sente inutile, poco valorizzata e arriva a mettere in discussione il proprio matrimonio. E poi c’è Casey, star della squadra di atletica, forte personalità, come molti fratelli di persone con qualche condizione fisica o psicologica è molto sensibile al tema dell’ingiustizia e non perde occasione di difendere tanto il proprio fratellino e chiunque sia “debole”. Eppure sotto al carattere forte e determinato c’è una ragazza confusa ed emotivamente instabile, in perenne rottura con la madre e i cui successi sono da sempre offuscati dai problemi del fratello (anche questa una condizione molto diffusa tra i fratelli di ragazzi con qualche problema). Casey sembra anche essere l’unica ad aver capito come trattare Sam: senza pietismo ne facilitazioni, ma proteggendolo fieramente da chi cerca di bullizzarlo o manipolarlo.
La serie non presenta l’autismo come una disabilità, ma come una condizione, un modo di essere con cui si deve imparare a convivere non senza difficoltà. Alterna abilmente momenti comici e drammatici, guardandola si scoprono in modo efficace alcune delle problematiche che devono affrontare le persone con autismo ad alto funzionamento: l’ipersensibilità agli stimoli esterni, la fatica nell’entrare in relazione, la mancanza di filtri. Ma anche gli aspetti positivi quali l’onestà, la trasparenza, la generosità, la capacità di vedere e trovare il buono delle persone.
In altre parole Atypical dipinge un ritratto efficace della condizione dell’autismo e offre spunti fondamentali soprattutto nei piccoli dettagli. In famiglia come i Gardner, piccoli gesti che la persona media da per scontati e nota appena – quali l’abbraccio spontaneo di un figlio al padre – sono grandi vittorie, di quelle che ti fanno andare avanti nei giorni in cui le cose invece non vanno bene.